Vivi e lavori fra due culture e a volte ti sembra di non trovare le parole?
Forse è perché non ci sono.
Ogni cultura ha oggetti, tradizioni e concetti astratti che non esistono in altre culture.
Insomma, mancano le parole perché manca ciò che dovrebbero descrivere.
Manca il significante perché manca il significato.
Sono i realia.
La parola realia viene dal latino medievale e significa letteralmente “le cose reali”. La traduttologia ha fatto proprio questo termine per indicare parole che si riferiscono a oggetti,
ma anche a concetti astratti, fenomeni o tradizioni, propri di una cultura, ma assolutamente sconosciuti nell’altra. Sono parole altamente culturo-specifiche che vengono anche definite lacune
lessicali o termini a equivalenza zero.
Di realia se trovano in tutti gli ambiti: in politica, in geografia, nelle relazioni personali, perfino sul piatto – davvero ovunque.
Molto comuni sono proprio i realia della gastronomia, quindi ad esempio tutti i piatti tipici di una cultura ma sconosciuti in un’altra: la pizza, il panforte, le lasagne oppure lo Strudel, il Brezel e i Lebkuchen (biscotti speziati di Natale); ma anche ingredienti particolari come il quark (un latticino simile alla ricotta) o la mozzarella. Qui naturalmente va detto che alcuni piatti e ingredienti nel corso degli anni si sono diffusi fuori dai confini nazionali e quindi in Italia una parola come Strudel è ormai nota ai più, mentre Lebkuchen rimane ancora vuota di significato – lo stesso vale per pizza e panforte in Germania.
Sempre rimanendo nell’ambito della quotidianità si trovano tanti esempi di tradizioni più o meno antiche o recenti, pensiamo all’apericena diffusasi negli ultimi anni oppure al
tedesco Abendbrot (tradizionale cena tedesca a base di pane).
Un altro ambito ricchissimo di realia è la geografia, a partire da fenomeni di geografia fisica come il Watt (mai sentito? ne parlo qui), oppure termini di geografia politica come provincia o Land/Länder (entità territoriali che formano la Repubblica Federale di Germania).
Di realia, poi, è ricco il linguaggio amministrativo e politico con parole come Bundestag o Senato, le istituzioni della giustizia da giudice di pace a
Landgericht, la scuola e anche i titoli di studio – un dottore non è certo la stessa cosa di un Doktor. Proprio l’istruzione offre tantissimi esempi: trattandosi di due sistemi
scolastici molto diversi, i vari tipi di scuola non hanno un corrispondente e di conseguenza un traducente. Spesso si trova Gymnasium tradotto con liceo, tuttavia ci sarebbe da considerare
che il Gymnasium inizia già dalla quinta classe e arriva fino al tredicesimo anno, anche se in qualche caso ci si diploma già al dodicesimo; inoltre in Germania non si ha una
differenziazione come quella italiana fra liceo scientifico, linguistico e così via. Dunque, in qualche contesto in cui si parla di scuola in modo molto generico sarà accettabile tradurre
Gymnasium con liceo, mentre in molti altri testi sarà necessario trovare soluzioni alternative.
Ma quali?
Come accennavo i realia sono intraducibili per definizione. Tuttavia, quando si incontrano in un testo da tradurre, qualcosa bisogna pur farne – ignorarli non è un’opzione e comunque
sarebbe un gran peccato.
L’approccio e la strategia traduttiva dipendono indubbiamente dal tipo di testo, dal target, dalle necessità del committente e da tanti altri fattori.
Vediamo alcune strategie traduttive e qualche esempio.
Si può ricorrere a un prestito ossia lasciare nella traduzione la parola della lingua di partenza. Questa strategia va benissimo ad esempio nella traduzione di enti pubblici o titoli di studio in certificati e documenti, dove spesso si aggiunge anche una nota esplicativa. Tuttavia può essere una soluzione vincente anche nella narrativa, se si ritiene che il pubblico sia capace di recepire quel termine, magari perchè associabile a parole già note oppure perché risulta comprensibile dal contesto.
In alcuni casi è possibile operare una sostituzione e quindi sostituire l’oggetto culturo-specifico della lingua di partenza con un oggetto simile o in qualche modo equivalente noto nella lingua di arrivo. Si potrebbe ad esempio sostituire quark con ricotta, oppure Land con regione, ma non sempre funziona, soprattutto se quello specifico termine ha ulteriori implicazioni nel testo.
Anche la generalizzazione ci può venire in aiuto. In questo caso si sceglie un termine noto nella lingua di arrivo, ma più generico. Può essere il caso di biscotto per tradurre Lebkuchen, di tribunale per Landgericht o di scuola secondaria per Gymnasium. Questa strategia ha il vantaggio di essere abbastanza semplice, veloce e in genere nell’economia dei testi funziona, tuttavia è anche una rinuncia poiché si perde sempre parte del significato originale.
Spesso la perifrasi può essere un’ottima alternativa. Si tratta di tralasciare la singola parola e tradurne il senso con un giro di parole esplicativo, magari coinvolgendo l’intera frase. Con questo approccio “sie liebte das Abendbrot” potrebbe diventare “adorava la tradizionale cena fredda a base di pane, formaggi e salumi” – un po' lunghina? Se ci sono problemi di spazio bisognerà ingegnarsi per abbreviare.
Un’altra opzione è il neologismo, ovvero coniare una nuova parola. I neologismi nascono ad esempio come calco o adattando una parola straniera alla morfologia della propria lingua. Succede abbastanza spesso con termini inglesi, molto più raramente con quelli tedeschi.
Personalmente nella traduzione dal tedesco è una pratica che preferisco evitare.
Oltre alle strategie appena viste ce ne sono altre, a volte simili o derivate da queste.
Per scegliere la strategia traduttiva più appropriata l’importante è riconoscere i realia come tali, riflettere sulla parola in questione e sull'importanza che ha nel testo, ma anche sul
pubblico a cui è destinato.
Non so a te, ma a me i realia piacciono un sacco!
Novembre 2023 - tutti i diritti riservati